La verità è che, occorre ammetterlo, l’usanza di scaricare i contenuti senza pagarli non si fermerà. Mai.
E il motivo è così semplice che quasi non c’è bisogno di dirlo: è il progresso, bellezza.
Qua non stiamo parlando dei criminali informatici o dei pirati che poi rivendono i contenuti sottratti illegalmente, parliamo del libero cittadino che si procura una copia digitale di una musica, di un film o di un software. Ogni disperato tentativo di bloccare questa possibilità è andato in fumo e tutto fa pensare che l’ingegno di chi “cracca” (per i meno esperti: “aggira le protezioni”) sarà sempre un passo avanti rispetto a chi tenta di forzare il rispetto dei diritti di sfruttamento.
Già questa considerazione sarebbe sufficiente per rivedere da capo tutto il funzionamento attuale dell’industria intellettuale e della legge sulle opere di tipo creativo. Ne aggiungo un’altra: è vero che lo scaricamento selvaggio priva i lavoratori di parte del loro giusto compenso, ma d’altro canto la possibilità per tutti (o almeno per chi disponde di collegamento a internet) di accedere a qualsiasi contenuto intellettuale è così enorme da far impallidire qualsiasi effetto collaterale negativo. E’ una novità di portata epocale, qualcosa che rivoluziona in maniera radicale e meravigliosa i meccanismi di diffusione della cultura, rendendo la distribuzione di conoscenza immensamente più democratica.
Il dibattito è aperto.
Invito tutti a leggere le opinioni di Wu Ming 1, che traccia per bene i contorni della questione, o sfogliare il libro di Luca Neri “La Baia dei Pirati”.