Investire su una rivista, ma cinque altre parlano di te.
Portare una start-up al Tg Nazionale, mentre il centralino viene sommerso di chiamate.
Creare un caso con un prodotto etnico.
La comunicazione è tutto questo, in ultima analisi è vendere. E, se si crea il caso del momento, l’effetto che si ottiene è molto vicino alla “vitamina” delle vendite.
Tranquilli, non utilizziamo stupefacenti, ma lo abbiamo visto molte volte. I nostri clienti sono diventati dei casi per i media.
Soprattutto grazie a loro e ai bei prodotti che fanno. Ma alla base c’è una questione fondante, una ragione che scatena il tutto che potrebbe essere riassunta così: PressCom ha come unica e vera mission il fatto di ottenere il massimo dal cliente. Il nostro staff non molla la presa fino a che il prodotto del cliente, il manager o l’imprenditore stesso non diventano appetibili per i media e per la rete.
Lo spread tra potenzialità e valore espresso deve essere il minimo possibile. Presscom non ha mai avuto uno spread a -500, ci piace pensare che in fatto di spread siamo come la Germania con il resto dell’Ue: i primi. Non a caso la nostra concorrenza ci guarda con attenzione e ci teme.
I clienti, invece, ci amano. Perché con noi i prodotti fanno notizia e diventano essi stessi l’informazione.
Ora dovrei dirvi quanti successi abbiamo avuto e procedere a stilare una lunga lista di case-history di successo: lasciamo stare. Lasciamo che sia il mercato a parlare. E non bene o male purchè se ne parli. L’unica versione che conosciamo è quella positiva. Il cinguettio è un po’ come un tweet, prima o poi diventa un social network.
Gianni Moreschi