Venerdì 27 è stato il mio turno come delegazione PressCom all’International Journalism Festival di Perugia. L’ho trovato un evento molto stimolante e credo che anche per i prossimi anni non mancherò di parteciparvi. Chi è interessato a una cronaca dei seminari a cui ho partecipato, può dare un’occhiata al mio live twitting di quel giorno. In particolare mi sono concentrato sulle conferenze legate all’informazione via web o ai social network.
Ho approfittato dell’occasione per fare delle micro-interviste ad alcuni personaggi noti che giravano per il festival. Ho chiesto quindi a Luca Sofri, Giuseppe Cruciani, Luca Conti, Marco Massarotto e Marco Zamperini che cosa ne pensano dell’ ijf. Nel video qua sotto trovate le risposte:
Per quanto riguarda quello che penso io, eventi come il Festival del Giornalismo sono occasioni importantissime per cercare di fare chiarezza nel caos che sta caratterizzando l’evoluzione della professione. E’ molto difficile, per tutti, padroneggiare le novità: chi fine farà il giornalismo? In che direzione sta andando? Ci sarà ancora bisogno dei giornalisti tra 10 anni? Come cambia il lavoro di professionisti, come noi di PressCom, legati a filo doppio col destino dell’informazione?
Quello che ho percepito è che il giornalismo sta cambiando, tuttavia la maggior parte dei giornalisti alla vecchia maniera non ha la minima voglia di adeguarsi, vuoi per la ruggine degli anni, vuoi perchè molti cambiamenti sono peggiorativi (in particolare dal punto di vista retributivo), vuoi perchè una volta guadagnata faticosamente la propria rendita di posizione è difficile abbandonarla. Mi pare che l’atteggiamento dei veterani sia qualcosa a metà tra il panico di fronte all’ignoto, il conservatorismo ottuso da vecchio nonno brontolone (“le nuove tecnologie rovinano le esperienze” ho sentito dire) e la condiscendenza cinica di chi incoraggia i “nipotini” a conquistarsi i propri spazi, ma dentro di sé ridacchia, perchè la poltrona non l’abbandonerà mai.
Al contempo, i giornalisti di nuova generazione manifestano un entusiasmo che a mio avviso è giustificato fino a un certo punto. Nessuno, infatti, sa bene come rendere l’informazione remunerativa. I giovani blogger e web journalist sembrano convinti che il futuro sia a portata di mano, che le grandi rivoluzioni tecnologiche li traghetteranno verso una nuova era, ma tutto porta a pensare, piuttosto, che il corso degli eventi li stia condannando al precariato perenne che già da anni ammorba chi intraprende la professione di giornalista.
Il giornalismo, forse, salvo poche eccezioni, diventerà per lo più hobby, una passione da perseguire nel tempo libero.
… e siamo sicuri che non sia giusto così?