Se il mondo è fatto a scale

14th Ottobre 2009

Qualche giorno fa l’associazione Italia Futura ha pubblicato i risultati di una sua ricerca sulla mobilità sociale in Italia. Consiglio a tutti di leggerla, è disponibile sul sito dell’associazione, oppure di andarvi ad ascoltare il podcast di Focus Economia dell’8 ottobre, che riassume molto bene tutto (Sebastiano Barisoni è uno dei miei giornalisti economici preferiti).

Surprise surprise, nel Belpaese solo il 6 per cento dei giovani di 20 anni dice di trovarsi in condizioni migliori dei propri padri. E le generazioni di poco più vecchie, i venticinquenni e i trentenni, non se la passano molto meglio. Allo stesso tempo, sempre di più i figli ereditano la classe sociale del padre, in negativo come in positivo (il 44% degli architetti è figlio di architetti, il 42% degli avvocati è figlio di avvocati e via dicendo). Insomma, la nostra è una società immobile, paralizzata.

Per far fronte a questo disastro, Italia Futura propone soluzioni basate su forme di assistenza sociale alle nuove generazioni, per facilitare il proseguimento degli studi, stimolare il rendimento e aiutare i giovani a non continuare a dipendere dai propri genitori (quasi il 70% degli uomini e quasi il 50% delle donne tra 25 e 29 anni vive con la famiglia di origine).

Idee che condivido in pieno, soprattutto perché questo tipo di sostegno è già sperimentato con successo in diversi paesi europei, come Francia e Spagna. Quello che vorrei sottolineare, però, è che non credo sia sufficiente incoraggiare o aiutare i giovani a formarsi meglio o a essere indipendenti. Voglio dire: non è che siamo inchiodati nel gradino più basso della scala sociale perché ci manca cultura o perché lo stato non ci gira un assegno da 200 euro al mese. A mio avviso, i fattori in gioco sono 3:

1) Al tempo dei nostri padri, dal dopoguerra in poi, l’economia è cresciuta quasi costantemente e i posti ai vertici si creavano da sé: crescono le aziende, aumentano le posizioni dirigenziali o le opportunità di mettersi in proprio. Ora, con la crisi (ma anche prima, con la crescita risicata che comunque ci ha caratterizzato dai primi ’90), il sistema non è in grado di assorbire le ambizioni delle nuove generazioni.

2) Sono troppo pochi gli anziani dirigenti che vanno in pensione. Il dato parla chiaro: il 45% della classe dirigente italiana ha più di 70 anni. Non credo ci sia bisogno di commentare.

3) Nessuno sembra prendere mai in considerazione il fatto che il prerequisito fondamentale per chi sale i gradini del podio è che qualcun altro li scenda. Anche senza scomodare i vari personaggi della finanza “creativa” e della politica “ambigua” che, ostinatamente, restano sulla cresta dell’onda, basta tornare all’inizio di questo post e leggersi la percentuale di figli di professionisti che ereditano il mestiere del padre.

Credo, quindi, che la materia sia molto complicata e le soluzioni lo siano il doppio. Sicuramente è necessario favorire la libera concorrenza e abbattere le barriere all’ingresso delle professioni, ad esempio abolendo gli Ordini a favore delle libere associazioni (magari mantenendo un Albo degli abilitati quando necessario). Nel campo dell’industria, un’efficace lotta ai monopoli, attraverso un’antitrust degna del modello americano, che punisca le rendite illecite di posizione. Infine, occorrerebbe un ridimensionamento dell’eterno vizio nostrano di affidarsi alle clientele: favorisco il figlio di X, per avere il favore di Y. Oppure: preferisco confermare la dirigenza all’anziano Z, perché è lui che conosce W, Q e P.
Facciamo prima ed emigrare, temo.

2 pensieri su “Se il mondo è fatto a scale

  1. 14th Ottobre 2009

    Se il mondo è fatto a scale « Best Web News Blog

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  2. 10th Novembre 2009

    Matteo Pierelli

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    Condivido in pieno le riflessioni di Mauro. Vorrei aggiungere che oggi manca anche la voglia di fare, quello spirito di intraprendenza dei nostri padri e soprattutto non ci battiamo più per dei valori. Lasciamo che tutto ci attraversi senza una “vera” indignazione. Tanto finchè c’è un sostegno economico della famiglia alle spalle…ma credo proprio che finirà presto. E’ necessario rimboccarci le maniche tutti.

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