
L’International Journalism Festival, il Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, è un appuntamento cui noi di Presscom non potevamo mancare. Io ho assistito agli speach del sabato e mi sono concentrato sui panel relativi ai nuovi strumenti per cercare e diffondere notizie e alla relazione tra giornalismo e new media.
Sabato scorso sono partito all’alba per assistere alla VII edizione dell’International Journalism Festival, il festival internazionale del giornalismo di Perugia, con l’intenzione di aggiornarmi un po’ sulle ultime novità della professione e soprattutto di capire che aria tira nel mercato delle notizie italiano. Le mie aspettative non sono state deluse.
Come già nelle scorse edizioni, si è parlato molto del rapporto tra giornalismo e social network e anche tra giornalismo tradizionale e giornalismo digitale. A differenza del 2012 però, mi è parso di percepire un sentimento diffuso di sano nervosismo per il destino dei professionisti della notizia, un’inquietudine che ha portato inevitabilmente ad affrontare gli argomenti con una serietà maggiore e un certo senso di urgenza.

L'informazione tv appostata all'hotel Brufani
Uno dei dibattiti più forti e trasversali è stato quello della gestione organizzativa delle redazioni nell’era digitale: integrare internet e carta, attraverso un modello in cui tutti sanno fare tutto, oppure tenere separati i giornalisti tradizionali da quelli web? Secondo la maggior parte degli speaker (mi viene in mente l’ottima Barbara Sgarzi), la strada è quella dell’integrazione, ma il keynote speech di Emily Bell ha spiazzato tutti con la sua tesi molto convincente: il giornalismo digitale ha una rapidità d’evoluzione incompatibile coi tempi delle redazioni tradizionali, occorre tenere le cose separate.
Bell: “integrare carta e digitale in una sola redazione è sbagliato, sono 2 lavori diversi” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Alla domanda “cosa consiglia alle classiche redazioni di oggi, quindi?” la risposta è stata impietosa:
#ijf13 domanda: “che devono fare le redazioni cartacee?” risposta d Bell: “sparire” :/ — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Nessuna speranza per la vecchia scuola quindi? Nessuno può dirlo, quello che è certo è che bisogna continuare a chiederselo.
Alcuni altri tweet sugli interventi cui ho assistito:
Lillo Montalto Monella ci ha parlato di live blogging, uno strumento più pratico, potente e “monetizzabile” dei social network per distribuire notizie.
Monella: tragedia di boston, liveblog di boston.com faceva “syndacation” (forniva ufficialmente update a altrimedia) #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Contenuti d boston.com venivano forniti ai media gratis per marketing, boom diffusione del brand boston.com #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Monella: “Lo stesso #ijf13 ha un liveblog che fa syndacation con media esteri e lo rende davvero evento internazionale” — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Monella: “con twitter racconti solo il presente. Un live blog capitalizza le info e fa traffico anche a posteriori” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
#lillo: cn scribblelive si combattono le news by twitter (imprecise, nn approfondite, spesso fake), le redazioni tornano centrali #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
#lillo: Liveblog può essere utile per la crisis management: racconta la tua versione in rt, prima che lo facciano i media #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Barbara Sgarzi ha approfondito l’utilizzo di Twitter come strumento per i giornalisti nel suo “Twitter masterclass”:
Sgarzi: “fondamentale selezionare le fonti, se twitter ti sembra noioso è colpa tua”. Peró c’è la paura del defollow! #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Domande rimaste senza risposta…
@barbarasgarzi ma a parte la self reputation e i diktat dei datori di lavoro, perchè un giornalista non puó fare a meno di twitter? — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Qualche altro spunto dal keynote speach di Emily Bell:
Emily Bell: “come ripensare il lavoro dei giornalisti al tempo dei social?” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Bell: “i giornalisti oggi si devono specializzare”, insomma la coda lunga. Ma poi le nicchie bastano per campare? #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Bell: “cosa ci aspetta nel futuro del giornalismo? Una parola: sopravvivenza” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
#ijf13 bell apocalittica: i giornali di carta malata terminali, hanno 10 anni vita — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Gabriele Zanoni ci ha parlato di open source intelligence, gli strumenti alla portata di tutti per raccogliere informazioni strategiche.
Zanoni: “L’osint (open source intelligence) non riguarda solo il digitale, ma anche le info dalla real life e dai media” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Zanoni spiega come usare Foca, applicazione che scarica e analizza i documenti da un qualsiasi sito #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Analizzando un’img si scoprono un sacco d cose, per es guardandone la codifica Ela si capisce se è modificata fotoforensics.com #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Maltego, namechk e recordedfuture, tre tool che ci trasformano in investigatori #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Anthony De Rosa, di Reuters, ha cercato di spiegarci quali strumenti utilizzare per sopravvivere al new journalism e trasformarlo in una fonte di reddito.
De Rosa: “ancora alcune redazioni fanno tutto, ma poco efficiente. Meglio collaborare con altre fonti (giornalismo collaborativo)” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
De Rosa: “se un competitor ha già dato una notizia, non rincorrerlo, linkalo.” No paura dei buchi #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
De Rosa parla di native advertising,in pratica le italiane marchette #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
De Rosa: “per vendere le notizie devi avere già una massa critica di lettori, non è un modello x un giornalista alle 1e armi” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Infine il panel sulle teorie del complotto, con Gaia Giorgio Fedi, Andrea Boda e il “disinformatico” Paolo Attivissimo, debunker che seguo da anni.
Nella copertina di michael jackson una previsione dell’11 settembre? Tutti gli indizi! #sischerza #ijf13 twitter.com/_Nilo/status/3… — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Fedi: Le teorie del complotto sono il contrario dell’informazione: danno spiegazioni semplicistiche, senza fatica di verifica #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Fedi: le teorie del complotto piacciono ai media, perchè sono semplificazioni che “tirano” #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Attivissimo: attenzione che per molti editori lo scopo del giornalismo è vendere copie, non informare! Complotti vendono #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Fedi: il fact checking si fa anche selezionando le fonti e fidandosi solo di chi merita (check della fonte + che del fatto) #ijf13
— Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Attivissimo: la domanda fondamentale è “a chi giova il complotto?” Se l’accusato è il primo a rimetterci,la info è falsa #ijf13
— Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Bellissimo è il check il del “complottardo pasticcione” per smascherare le bufale #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Se il complotto richiede l’omertà di molte persone, probabilmente è falso: l’uomo fa fatica a mantenere i segreti #ijf13 — Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Alcune considerazioni…
Tra le cose che ho capito in questo #ijf13 c’è che l’app di twitter per android fa schifo :/
— Mauro Guarnieri (@_Nilo) 27 aprile 2013
Per concludere, vi segnalo l’ottimo live blogging di Luca Conti, sul suo blog Pandemia.info